Il gioco del pallone col bracciale

Come in molte altre località delle Marche, anche a Cartoceto veniva un tempo praticato l’antico gioco del pallone col bracciale a ridosso della cinta muraria.

Derivato dalla pallacorda, il gioco del pallone col bracciale cominciò ad affermarsi in Italia già a partire dal XVI secolo e per oltre quattro secoli fu il protagonista indiscusso degli sport sferistici nella penisola, specialmente nell’area centro-settentrionale, fino a toccare l’apogeo della popolarità tra il XIX secolo e la prima metà del XX.

A Cartoceto l’area storica di svolgimento delle partite era Piazza del Mercato, oggi Piazza Garibaldi, al di sotto delle spettacolari mura meridionali del centro storico. Tuttavia si giocò a palla e a pallone anche nello spazioso “prato o sito” posto dinnanzi alla Chiesa di Santa Maria del Soccorso, specialmente nei giorni di festa.
Secondo quanto ricordato dagli anziani del paese, fino agli anni ’20 del secolo scorso il campo di gioco era in terra e, come testimoniato anche da diverse fotografie, l’area era resa molto più spaziosa dall’assenza del fabbricato che oggi ospita il bar.

Il signor Corrado Curina, abitante in Piazza Garibaldi, rammentava che, essendo l’area di gioco lunga soltanto 70 metri (altrove la media era di 80 m), si giocava anche alla “palloncella”, ossia con una palla più piccola e più adatta ad un campo corto; si giocava anche con palle di pezza fornite di un elastico interno. Per quanto riguarda il bracciale, oltre a quelli circolari, vi erano anche bracciali quadri con bischeri intagliati solo sulla faccia superiore; le altre facce erano lisce.
Lo sport fu molto in voga nei primi anni del Novecento, molto di più del calcio – all’epoca ancora nella sua infanzia – e a Cartoceto si continuò a praticarlo fino al secondo dopoguerra. Per il gioco “alla palloncella” furono bravi giocatori – negli anni ’30 – Giovanni Rivelli e Silvio Gaetano Venturelli. Vengono inoltre ricordati i nomi di Natale Mencarini, Gino e Aldo Bezziccheri, così come quelli di Aldo, Pericle e Mario Ravagli, tre fratelli tutti appassionati del gioco. Le cronache sportive narrano che nel 1952, quando lo sport era ormai in fase di declino, la squadra cartocetana partipò a Macerata al campionato italiano assieme alle squadre di Faenza, Livorno, Mombaroccio, Saltara e Mondolfo. Le partite si svolsero allo Sferisterio di Macerata e il torneo fu vinto dalla squadra di Saltara.

Completamente dimenticato e allontanato dai grandi centri che ne avevano fatto la storia, nel secondo dopoguerra il bracciale continuò ad essere praticato in pochi comuni toscani (Monte San Savino e Barga) e marchigiani (Treia e Mondolfo), nonché a Ravenna e a Faenza, nella Romagna. In queste zone, grazie alla passione degli abianti, lo sport è sopravvissuto fino ad oggi, venendo praticato in tornei rievocativi o nel corso di manifestazioni folcloristiche. Nella vicina Mondolfo il torneo denominato “La Cacciata” ha luogo alla fine di luglio ed è caratterizzato da imponenti sfilate in costumi rinascimentali delle quattro contrade che si disputano il trofeo dinnanzi al “Duca d’Urbino“. Anche a Treia è ormai consolidata la tradizionale rievocazione della “Disfida del bracciale“.

L’ultimo campionato italiano si tenne nel 1963. Dal 1992, grazie alla costituzione di un comitato nazionale con sede a Treia, il gioco del pallone col bracciale è tornato sulla scena agonistica con l’organizzazione di un nuovo campionato italiano. Negli ultimi anni si è cercato di recuperare questo antico gioco anche nelle nostre zone, come ad esempio nella vicina Saltara. Uno spirito d’iniziativa che purtroppo sembra mancare, attualmente, nella nostra Cartoceto.